Isaac Asimov e Robert Silverberg – Notturno

Un grande classico della SF, recensito per noi da Paolo Ungheri, alias Il Narratore.

Notturno (1990)

Titolo originale: Nightfall

Autori: Isaac AsimovRobert Silverberg

Edizione: I grandi tascabili Bompiani

Traduzione: Gino Scatasta

Premessa

Il romanzo di cui vado a parlarvi è in realtà tratto e ispirato dal racconto omonimo, scritto da Asimov, nel lontano 1941. Del racconto originario è stata mantenuta l’ambientazione, una parte dei personaggi e il concetto di base, così come i nomi e alcuni particolari.

Tutto il resto è materiale nuovo che va ad approfondire quel contesto tanto intrigante creato da Asimov.

Sinossi

Su Kalgash, un pianeta del tutto simile al nostro, non scende mai la notte. Sei soli fanno si che il buio sia qualcosa di sconosciuto, temuto, inimmaginabile.

Ma quando un gruppo di scienziati fa una scoperta allarmante, allora tutto crolla.

Le sicurezze fino ad allora inattaccabili si fanno labili, la discesa verso la follia inizia il suo cammino e l’unica cosa che sembra avere ancora senso è il vano tentativo di mettere al sicuro la loro intera civiltà.

Così, quando la notte arriva, portando con se le stelle, tutto si vanifica in un delirio di fuochi e di pazzia, un delirio che porterà l’intera popolazione di Kalgash davanti ad un bivio…

Impressioni

Ho questo libro in libreria da parecchi anni e colpa di spostamenti, rimaneggiamenti e altre movimentazioni, era finito in fondo ad uno scaffale, dimenticato, impolverato. Quindi è facilmente intuibile che quando, alcuni giorni fa, me lo sono ritrovato fra le mani, il mio stupore fosse ai massimi livelli.

La decisione di leggerlo è stato l’inevitabile passo successivo e… spettacolo!

Asimov e Silverberg, i due autori che hanno firmato questo romanzo, si sono dati un sacco da fare per ricreare un mondo realistico, distante anni luce dal nostro ma talmente simile da diventare difficile, in alcuni passaggi, distinguerlo dalla Terra. I suoi abitanti sono come noi, fanno le stesse cose che facciamo noi, con la differenza che loro non sanno cos’è il buio, non conoscono le stelle e il cielo che appare a noi ogni notte.

Ed è proprio questo il fulcro di tutta la vicenda, il perno su cui girano i personaggi.

Perché se sembra possibile combattere il buio e i suoi effetti sulla psiche delle persone, altro discorso è invece dedicato alle stelle, al significato della loro apparizione e a quello che potrebbero provocare nell’animo e nella mente di chi le osserva.

Inutile dire che si tratta di un romanzo complesso, che affronta temi molto differenti fra loro e possiede una profondità decisamente ampia, che nulla a che vedere con il semplice narrare degli eventi.

Diviso in tre parti distinte, Crepuscolo, Notturno e Alba, ognuna delle tre sezioni affronta un preciso momento e un lato della vicenda, osservandolo da punti di vista diametralmente opposti e stati d’animo spesso contrastanti.

In Crepuscolo veniamo a conoscenza dell’eclisse, di quello che potrebbe provocare il buio e di quanto, nel corso della storia, questo evento sia stato catastrofico. Facciamo anche la conoscenza del culto, una sorta di religione che professa l’avvento delle stelle e la conseguente fine del mondo.

Ecco, in questo primo approccio le sensazioni che ne ricaviamo sono molto simili alle nostre, soprattutto ora che siamo vicini alla fatidica data del 21 dicembre. Da ogni parte ci sono persone che profetizzano chissà quali sciagure, scenziati pronti a ergersi verso l’una o l’altra tesi, e un sacco di persone che se ne infischiano bellamente, giustificando il tutto come assurdità. E potrebbe anche andare bene così, se non fosse che l’eclissi arriverà e di danni ne farà parecchi.

Cosa che accade in Notturno, dove i personaggi introdotti nella prima parte si trovano ad un passo dal momento fatidico, frustrati per non aver trovato nei governi e nell’opinione pubblica quella considerazione necessaria per prepararsi all’evento. Soprattutto sul lato mediatico, vediamo Theremon, uno dei protagonisti, fautore forse della più intensa campagna denigratoria verso scienziati e profezie, arrivando al punto di sminuire in maniera qualsi clownesca tutta la vicenda. Ecco, questo è un particolare che mi ha inquietato, visto che come ho detto prima, quello che leggiamo, seppur ambientato in un mondo di fantasia, è attuale, possibile, e perciò fa paura.

Ma non importa, nulla di quanto detto potrebbe preparare le persone allo spettacolo terrificante che viene dal bui, che porta con se migliaia di stelle e una consapevolezza nuova e deflagrante. Ecco, questo è anche il momento in cui dobbiamo chiedere alla nostra mente di fare uno sforzo notevole, quel salto necessario per capire l’intero contesto.

Perché le stelle noi le conosciamo, le vediamo ogni giorno e sappiamo essercene milioni. Ma su Kalgash questa consapevolezza non esiste, nessuno di loro ha mai visto nulla al di fuori dei sei soli che illuminano il pianeta in ogni momento e perciò, la rivelazione dell’infinito e l’apparizione delle stelle, ha come unico effetto possibile il disorientamento, l’annichilimento della psiche e della razionalità.

Lo scoprire di essere piccoli in confronto alla vastità dell’universo è spiazzante, incontrollabile e spietata. Ed è questo a fare il maggior danno nella mente delle persone.

La pazzia dilaga, così come l’assurda ricerca di una fonte di luce nel fuoco purificatore con cui spegnere quella luce innaturale che proviene dal cielo e che tanto dolore sta provocando. Incendi, assassini, atti di violenza e legioni di persone che in un attimo hanno perso ogni barlume di umanità sostituendola con una rabbia che non sembra avere limiti.

La lunga notte non ci viene mostrata, se non in pochi e rari sprazzi visionari, e con Alba arriviamo direttamente al mattino, al primo giorno di un nuovo mondo. Un mondo trasformato, reso irriconoscibile e le cui ferite ancora bruciano.

E lo faranno per molto tempo…

Le persone, almeno la maggior parte di loro, è mutata, resa indifferente da quello che avevano solo poche ore prima. Ora il loro unico interesse, o l’unica paura se vogliamo, è il buio e le stelle. Una paura atavica marchiata a fondo nelle loro anime e che modificherà per sempre l’assetto della civiltà.

Non esistono più limiti o principi morali, tutto è animalesco, violento, duro, e ci viene sbattuto in faccia nemmeno stessimo leggendo un romanzo horror. E forse è proprio questo che fa più male, il vedere questa storia come un fatto possibile, indifferentemente dalle cause che l’hanno provocato.

E l’essere umano che deve ripartire, trovare la forza di risalire il baratro più profondo in cui è precipitato e scoprire come fare tesoro di ciò che ha dolorosamente vissuto.

Come dicevo, un libro davvero complicato, che si presta a numerose chiavi di lettura ognuna legata a doppio filo con le altre.

Un resoconto violento di una civiltà che crolla, seppur avessero mostrato una forza invidiabile e una costanza assoluta. Perché tutti possono cadere, tutti possono farsi male, ma è come ci si rialza che fa la differenza…

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