Gianni Padoan – Robinson dello spazio

Paolo Ungheri, il nostro Narratore, ha recuperato questo romanzo datato 1970 a firma di un grande del fantastico italiano. E’ un piacere parlare di Gianni Padoan.

 

Gianni Padoan

Robinson dello spazio

Formato: Cartonato

Lunghezza: 221 pagine

Autore: Gianni Padoan

Anno di pubblicazione: 1970

Lingua: Italiano

Edizione: AMZ Editrice – Collana “Granpremio”

Sovraccoperta e illustrazioni: Giancarlo Cereda e Giuseppe Lagana

Sinossi

Anni ’70…

Una piccola capsula, l’Apollo X3, si trova in traiettoria verso la Luna. La loro missione è semplice: orbitare, sganciare un Lem-Ricovero, e tornare a casa.

Nessuna fermata, nessuna occasione di posare il piede sul satellite, nessun imprevisto.

Ma i tre astronauti americani non sanno che l’avventura è pronta a coglierli in qualsiasi momento e a fare le spese di questa imprevedibilità sarà Robinson.

Omonimo del protagonista del famoso libro, si ritroverà a lottare per sopravvivere. Da solo, sperduto, senza alcuna prospettiva, si troverà ad osservare la sua vita da punti di vista differenti, nella speranza che accada il miracolo…

Impressioni

Se esiste un periodo storico in cui la magia dello spazio, dell’esplorazione del cosmo e della corsa alla colonizzazione spaziale sono state più forti, quello è indubbiamente il momento in cui il nostro satellite è stato conquistato.

Erano giorni di grandi speranze, di infinite illusioni e di progetti ambiziosi. Ed è proprio in quel periodo che è ambientato questo libro.

Recuperato in un mercatino dell’usato, oltretutto in perfette condizioni, mi ha intrigato fin da subito, soprattutto per quello che sembrava promettere.

Un uomo, disperso sulla Luna, costretto a studiare un modo per sopravvivere settimane, quando la realtà dei fatti lo condannerebbe a morte nel giro di pochi giorni.

A chi non intrigherebbe un’avventura simile?

Se a questo aggiungiamo che il libro in questione è opera di Gianni Padoan (se non sapete chi è vi consiglio di rinfrescare le vostre conoscenze in merito), allora possiamo proprio stare tranquilli.

Un libro che ricalca, nemmeno tanto velatamente, il famoso Robinson Crusoe, con la differenza che stavolta non si parla di un isola ma di un satellite, in cui manca atmosfera, ossigeno, acqua e ogni possibile forma di sostentamento.

Ma quello che più traspare, leggendo pagina dopo pagina, è il senso di avventura, la voglia del protagonista di sopravvivere, di essere più di un misero granello di polvere nell’universo.

E così ci ritroviamo in mezzo a disperate lotte contro il tempo, a espedienti geniali e sempre coerenti e applicati alla tecnologia dell’epoca e ad un senso di appartenenza fuori dal comune.

Perché se non bastasse quello che accade sulla Luna, ci viene mostrata anche un’altra faccia di quel periodo: la guerra fredda.

Il rapporto fra Usa e Urss, il loro continuo spiarsi, riportare frasi e immagini spesso travisandone i reali significati e propendendo sempre per la versione più paranoica possibile.

Perché se da un lato c’è Robinson, ignaro di come stanno procedendo i preparativi per il suo salvataggio, dall’altro vediamo due nazioni, due punti di vista diametralmente opposti ma focalizzati tutti su un unico punto: la Luna e quello che sta accadendo sulla sua superficie.

Ed è qui che il libro prende una piega intrigante e si diverte a giocare con la differenze politiche e razziali dei personaggi, spingendoli a lottare, a rivedere le proprie convinzioni e a stravolgere il disegno fino a quel punto intrecciato.

Un libro che all’epoca venne definito “per ragazzi” ma che al suo interno contiene così tanti valori, talmente tanti spunti di riflessione, da risultare un prodotto complesso nella sua ingenuità, profondo e articolato.

Mi sono divertito a leggerlo, così come deve essere stato per chi lo ha letto nel 1970, quando le emozioni con cui si fa forte, erano vive, reali, attuali.

Consigliarvi di leggerlo suonerebbe stupido dopo tutto quello che ho detto finora. Sappiate solo questo: volete una storia avvincente? Un’avventura esaltante? Un pezzo di fantascienza nostrana?

Ebbene, qui troverete tutto questo.

E anche più…

 

Gianni Padoan è un nome conosciuto nell’ambito letterario nostrano, un nome che negli anni ha significato due cose: avventura e qualità.

Nato a Velletri, il 28 maggio 1927, ha pubblicato più di cento romanzi, tradotti in tante di quelle lingue che elencarle sarebbe solo riduttivo.

 

In Giappone, dal suo libro Tottoi, è stata tratta anche una serie animata, il che dimostra quanto internazionale fosse la sua scrittura e il suo modo di intendere le storie. Da noi, invece, oltre ai romanzi, è noto anche per essere stato autore della serie Spazio 1999: i naufraghi dello spazio, serie di culto nostrana di cui è già stato ampiamente parlato su questa blogzine.

Designato dall’Unesco come uno dei dieci migliori scrittori per ragazzi, ha vissuto una vita piena e carica di emozioni.

Giornalista, sceneggiatore di programmi televisivi, romanziere, uomo dalle mille risorse e dall’animo avventuroso, visse per la maggior parte i roulotte e in tenda, passando dalla Grecia al parco Nazionale d’Abruzzo, luogo in cui si è dedicato allo studio dei lupi.

In uno dei suoi ultimi romanzi, proprio su sua volontà, ha fatto apporre questa scritta, che credo rappresenti al meglio il personaggio che era: “Non vanta radici e fa il possibile per non metterne. Ha realizzato i suoi ideali di vita cancellando dalla sua realtà esistenziale anche ‘la casa’ e tutto ciò che le ‘quattro mura’ comportano”.

Si è spento a Lecco all’età di sessant’otto anni.

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