James Herbert Brennan – Il dilemma di Benedetto XVI

A volte la SF precede (o se preferite precorre) gli avvenimenti, non importa quanto possano essere inconsueti. Il nostro Severino Forini, alias Obsidian Mirror, ha ripescato un racconto degli anni ’70 piuttosto interessante.

Autore: James Herbert “Herbie” Brennan
Titolo originale: The Armageddon Decision
Titolo italiano: Il dilemma di Benedetto XVI
Genere: Science Fiction
Tipo: Racconto
Anno: 1977
Edizione italiana: Urania n.735 – 26 marzo 1978
Pagine: 10 ca.

È questo un periodo di grandi cambiamenti: il mondo del lavoro si basa su regole diverse da quelle di appena pochi anni fa, la gente sta perdendo l’ottimismo, ci guardiamo ormai l’un l’altro con sospetto; cerchiamo di risparmiare, non andiamo più in vacanza, passiamo i Capodanni in casa. Stiamo seriamente pensando di cominciare a nascondere i nostri risparmi sotto il materasso visto che le banche, oggi più che mai, cercano di rimanere a galla giocando sporco con la vita dei propri correntisti. Senza parlare del clima, della natura impazzita con i suoi terremoti, i suoi tsunami, i suoi tornado.

Anche i meteoriti hanno fatto la loro parte, ricordandoci quanto siamo piccoli e insignificanti. Anche in questo piccolo miserabile paese avremo presto un nuovo Presidente della Repubblica e un nuovo Capo del Governo. In questo scenario poteva forse mancare un cambiamento epocale ai vertici della Chiesa Cattolica? Certo che no. E non sto parlando del solito avvicendarsi di un Papa, come avviene naturalmente quelle 5 o 6 volte in un secolo, no, questa volta il Vaticano si trova ad affrontare una situazione che mai era capitata nella sua storia recente: il dilemma di un Papa.

La notizia ha fatto il giro del mondo in pochi istanti. Milioni di persone incredule hanno ascoltato le parole di un Papa stanco, e subito si è messa in moto quella fantastica macchina che fa tanto la gioia di noi blogger, che ci divertiamo a sguazzare in leggende e misteri: la “macchina della profezia”. Senza scomodare Nanni Moretti, che solo un paio di anni fa aveva anticipato tutto e tutti con il suo “Habemus Papam”, vorrei spendere due parole, ma giusto due, per ricordarvi la profezia di Malachia:  la Chiesa, si dice, è destinata a finire sotto il regno del secondo Pietro e, fatto da non sottovalutare, l’ultimo Papa dovrebbe essere proprio il successore di quello attuale. Non ve la faccio lunga perché ne hanno parlato in molti ultimamente.

Quello di cui si è parlato poco, o non si è parlato affatto, è della “profezia” che fece un certo “Herbie” Brennan sul finire degli anni Settanta: egli ebbe la visione di un futuro papa Benedetto XVI alle prese con un dilemma epocale, e ne scrisse in un racconto distopico pubblicato in Italia da Mondadori nella gloriosa collana “Urania”.

Le coincidenze ahimè finiscono qui: sarebbe stato troppo bello poter proporre un post nel quale si dice che le dimissioni del nostro Benedetto XVI erano già state scritte 35 anni fa da un semisconosciuto romanziere irlandese! Oddio, semisconosciuto forse non proprio, visto che James Herbert Brennan può vantare la bellezza di oltre una novantina di pubblicazioni. Numerosi sono i suoi saggi sul mondo del paranormale, per il quale nutre apertamente un particolare interesse (è infatti Membro della Psychical Research di Londra), mentre i suoi romanzi sono rivolti a un pubblico decisamente più giovane, direi pre-adolescenziale. In Italia è conosciuto per i quattro volumi della saga tecno-fantasy “La guerra degli Elfi” (Faerie Wars)… ma questa è un’altra storia.

Il dilemma di fronte al quale si trova il Benedetto XVI della fiction, in un certo qual modo, ha anch’esso un po’ a che fare con una profezia, la profezia forse più famosa, quella che la Chiesa Cattolica attende con terrore da sempre: l’avvento dell’Anticristo, l’Armageddon, l’Apocalisse, la fine del mondo, il giudizio finale… chiamatelo un po’ come volete.

Siamo in un mondo sconvolto da cambiamenti epocali, l’intero Vaticano è stato costretto da andarsene via da Roma e a cercare rifugio in una imprecisata location sul lago di Ginevra, dove tutto era stato ricostruito alle bell’e meglio. “Non avevano tentato di fare una copia esatta, sia pure in miniatura, del vero Vaticano, ma ne avevano conservato talune caratteristiche. Esisteva ancora una Biblioteca Vaticana, esistevano ancora gli Archivi Segreti, ambedue, purtroppo, molto ridotti. Esisteva anche una Basilica di San Pietro e una Cappella Sistina, in parte costruita con le pietre originali portate di contrabbando dall’Italia, ma sfortunatamente mancavano i gloriosi capolavori di Michelangelo […] e le Guardie Svizzere, con i loro secoli di tradizione, erano state sostituite, con inconsapevole ironia, da Legionari Romani”.

È un mondo come detto distopico, nel quale un oscuro personaggio, Victor Ling, ha appena iniziato la sua ascesa al potere guidando quello che evidentemente è un novello movimento ultranazionalista. È proprio sulla figura di Victor Ling che si basa il dilemma di Benedetto, che ad un certo punto del racconto spiega: “La lotta contro il regno del male è per me diventata un’ossessione da quando Victor Ling è salito al potere ad Anderstraad. […] Come sapete “Apocalisse” significa “rivelazione”, e la Rivelazione di San Giovanni Evangelista ha dato luogo ad una rozza mitologia e ad aspettative fantastiche: grandi bestie, draghi scarlatti, segni nel cielo… […] ma i dottori della Chiesa hanno suggerito un’interpretazione molto più razionale. […] Due sono i punti fondamentali che chiariscono il significato del libro: il primo è il diciottesimo versetto del tredicesimo capitolo. Nell’identificare la realtà dietro l’immagine simbolica della Grande Bestia, Giovanni scrisse: «Chi ha intendimento conti il numero della bestia: perché quel numero è di un uomo: e il suo numero è seicentosessantasei». […] Quello che è veramente importante è che San Giovanni seguiva il metodo cabalistico. Se noi sappiamo come lui contava le lettere del nome, possiamo ricavare a che cosa si riferivano i numeri. […] Il numero seicentosessantasei si riferisce a colui che, ai tempi di Giovanni, era forse il più grande nemico della Chiesa Cristiana: il “Nero Caesar” di Roma. Traducendo il nome latino in ebraico e sommando le lettere secondo il sistema cabalistico il risultato è seicentosessantasei. […] Lo schema che produsse Nerone si ripeté nella Germania del 1930 quando sorse il movimento nazista. Noi sospettiamo anche che possa ripetersi oggi, che stia ripetendosi ad Anderstraad.”

James Herbert Brennan

Victor Ling è dunque il nuovo Anticristo? Da dove vengono quelle spaventose visioni che turbano i sonni del pontefice? Sono delle reali premonizioni dell’imminente Apocalisse oppure è tutto frutto della sua fantasia, se non addirittura della sua follia? Cosa può fare Benedetto XVI per impedire che la Bestia sorga? E voi cosa fareste? Sareste disposti ad affrontare un’accusa di omicidio, pur sapendo di aver fermato un nuovo Adolf Hitler?

Il racconto “The Armageddon decision” (questo il titolo originale del racconto, datato 1977) è stato pubblicato per la prima volta in Italia il 26 marzo del 1978 sul n.745 della collana Urania, quando sul seggio pontificio ancora sedeva Paolo VI. Nel presentare l’antologia il sito Urania scrive: “Tra “fantasy” e fantascienza classica, nove tra i migliori racconti pubblicati nel 1976-77 da “Magazine of Fantasy & Science Fiction”. Nel 1974 una scelta analoga, imperniata sul racconto di Silverberg “Buone notizie dal Vaticano”, sollevò un certo scandalo: l’idea che un futuro Conclave potesse eleggere Papa un “computer” parve offensiva. Ma da allora sono passati quattro anni, durante i quali un pubblico sempre più vasto s’è familiarizzato con gli sconcertanti paradossi della fantascienza. “Il dilemma di Benedetto XVI” non è che un altro di questi paradossi. Crediamo dunque, nel 1978, di poterlo presentare senza il rischio di offendere minimamente nessuno.”

Oggi viene da sorridere pensando a quanto sta avvenendo nella realtà e all’incredibile coincidenza rappresentata da questo racconto (che, è necessario sottolinearlo, riempie solo le prime dieci pagine dell’antologia). Tanto per dirne un’altra, il Papa immaginato da Brennan, per venire a capo del suo dilemma, si rivolge ad uno strizzacervelli laico, proprio come il Papa immaginato da Nanni Moretti.

Concludo cercando di dare una risposta alla domanda che, ne sono certo, chi sta leggendo questo post si sta facendo fin dall’inizio: perché il protagonista del racconto si chiama proprio Benedetto XVI? Beh.. che c’è poi di cosi strano? Se dovessi scrivere io un racconto, adesso, e scegliessi come protagonista, per esempio, Benedetto XVII, forse un giorno qualcuno direbbe di me che sono un novello Nostradamus? Non credo proprio. James Herbert Brennan scelse quel nome forse come riferimento a Benedetto XV (papa dal 1914 al 1922) che visse gli anni dell’origine del fascismo e, se questo è il caso, allora la figura di Victor Ling altro non può essere che un rimando all’orrore di quegli anni.

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