Dio considerato come una giovane adolescente – ovvero La Malinconia di Haruhi Suzumiya

C.S. Lewis sosteneva che quando si raccontano storie di strani personaggi ai quali accadono cose strane, c’è una stranezza di troppo.
La narrativa fantastica – e non solo quella – si fonda di solito o su personaggi assolutamente normali in situazioni straordinarie, o personaggi straordinari ai quali accadono cose assolutamente normali.
O al limite entrambe le cose insieme – anche se non è facile.

Il giapponese Nagaru Tanigawa, laureato in legge classe 1970, ha imparato bene la regola di Lewis e poi – come ogni bravo scrittore – ha provato ad aggirarla, riuscendoci brillantemente.
Nel 2003, Tanigawa diede alle stampe il suo primo romanzo, La Malinconia di Haruhi Suzumiya (涼宮ハルヒの憂鬱 Suzumiya Haruhi no yūutsu) una storia destinata al pubblico adolescente (categoria Young Adult o, come le chiamano in Giappone, “light novels”), che vinse quasi istantaneamente un paio di premi prestigiosi, scatenando un autentico fenomeno culturale – ed un franchise multimiliardario.
Oltre ad essere una opera notevole di narrativa d’immaginazione – forse trascurata dal pubblico degli appassionati in quanto percepita come troppo legata al mondo del fumetto e dell’animazione.

La trama in breve (se possibile).
Il primo giorno di scuola, il liceale Kyon conosce la bella e ferocemente eccentrica Haruhi Suzumiya; la ragazza, che è soggetto di infiniti pettegolezzi, lo coinvolge nella creazione di una associazione studentesca che dovrebbe, nelle intenzioni della fondatrice, dare la caccia a fenomeni paranormali, extraterrestri, viaggiatori del tempo.
Poiché le regole scolastiche impongono che una associazione abbia almeno cinque membri, vengono cooptati per raggiungere il numero legale, anche la fragilissima Mikuru Asahina (arruolata a forza per il seno abbondante, poiché abbondanti scollature e fenomeni paranormali vanno a braccetto, nei film), il fin troppo accomodante e gioviale neo-iscritto Itsuki Koizumi (tirato dentro perché chiunque cambi scuola a metà del primo quadrimestre deve avere qualcosa di strano e misterioso) e la impassibile bibliomane Yiki Nagato (che è praticamente considerata un accessorio dell’aula nella quale il club si riunisce).
I cinque male assortiti elementi daranno la caccia al sovrannaturale, proprio come in X Files.

E già così, non sarebbe male.
Poco originale, certo, ma non male.
Cinque ragazzi normali a caccia dello straordinario.
Aggiungiamoci personaggi ben delineati, una scrittura scorrevole, idee divertenti, e sarebbe già qualcosa di molto interessante.
Ma questo non è un clone giapponese di Scooby Doo o di Buffy l’Ammazzavampiri, e non è la storia di cinque ragazzi qualunque che investigano il mistero.
Perché, come scoprirà abbastanza alla svelta il sempre più perplesso Kyon, Asahina è in effetti una viaggiatrice del tempo proveniente dal futuro, Koizumi è un ESPer, e Nagato è una entità artificiale creata da una vasta coscienza aliena al fine di interfacciarsi con gli esseri umani.
E Haruhi Suzumiya è la causa di tutto ciò – poiché, i tre ne sono certi, Haruhi ha il potere di modificare inconsciamente la realtà affinché questa si adatti ai suoi desideri, e per lei noia o malinconia possono significare autentici terremoti per lo spaziotempo.
Il suo potere è indiscutibile.
Può trattarsi di un salto quantico evolutivo, di una anomalia cosmica – o forse semplicemente Haruhi è Dio.
E poiché Haruhi voleva incontrare alieni, viaggiatori temporali ed esper, e questi si sono materializzati quasi letteralmente sulla sua porta di casa.
Non che lei se ne renda conto, naturalmente.
E cosa c’entra il normalissimo Kyon in tutto questo?

Ecco quindi raddoppiata ed aggirata la regola di Lewis. Perché abbiamo fra le mani la storia di personaggi normali in circostanze straordinarie, ma anche la storia di personaggi straordinari in circostanze assolutamente mondane.
Scopo ultimo – tenere allegra Haruhi Suzumiya, assecondarne le eccentricità, comprenderne la psicologia, farla sentire accettata.
Perché se Dio è una adolescente emarginata, siamo tutti nei guai.

Tanigawa scrive bene.
Ha studiato scrittura con Ken Asamatsu, colosso della narrativa fantastica giapponese, ed ha appreso a fondo il mestiere.
I romanzi ed i racconti sono divertenti e ricchissimi di spunti, tanto da sfiorare l’ipotesi di metanarrativa.
Fisica quantistica, principio antropico, esistenzialismo, teorie sull’evoluzione, religione, il Paradosso di Fermi, la natura frattale della coscienza, citazioni da una bibliografia vastissima che và da Dan Simmons a H.P. Lovecraft passando per Carl Sagan e Richard Dawkins, ma senza dimenticare Agatha Christie.
Fra le pagine dei volumi di Tanigawa si trova tutto questo, e molto altro.

Ed è ragionevole attendersi che un romanzo diretto ad un pubblico di adolescenti fornisca degli spunti per ampliare le proprie conoscenze, per scoprire temi, autori, idee.
In questo senso, Tanigawa fa centro pieno – e posso solo tentare di immaginare come debba essere avere quattordici o quindici anni, e vedersi offrire una così vasta scelta di opzioni, di stimoli, di percorsi da esplorare.

Ma di più – attraverso la narrazione in prima persona del disorientato (ma complice) Kyon, punteggiata da osservazioni sarcastiche e da sfondamenti della “quarta parete”, Tanigawa crea un cast di personaggi le vicende dei quali importano al lettore.
Personaggi che crescono, cambiano, scoprono le proprie potenzialità.
C’è spazio per tutti – dai protagonisti principali al numeroso e variopinto cast di comprimari – per coinvolgere e sorprendere il lettore.

Al 2013, il franchise di Haruhi Suzumiya include undici volumi fra romanzi e raccolte di racconti, con una circolazione stimata di otto milioni dicopie vendute in patria; due serie animate (con una terza ipoteticamente in lavorazione), un lungometraggio (con un secondo lungometraggio in preparazione), due serie a fumetti, una serie di spin-off, una serie di audiodrammi, un certo numero di videogiochi.
Oltre naturalmente a gadget, pupazzi di tutte le taglie, costumi, raccolte di colonne sonore e quant’altro.
E un’orda di cosplayers, di fan, di adoratori (stiamo parlando di una divinità, giusto?)

Il successo della serie è stato tale che le traduzioni occidentali non hanno tardato a raggiungere gli scaffali.
In inglese, i romanzi sono tradotti da Little Brown.
In Italia, la prima serie animata è stata distribuita in DVD e poi trasmessa dalla benemerita Rai 4, per quanto in un doppiaggio estremamente discutibile.
Nel 2011 è stato anche tradotto il primo romanzo della serie, ma il fenomeno Suzumiya pare limitato alla sottocultura degli appassionati di fumetti e animazione giapponese.
Un peccato, poiché il pubblico del fantastico dovrebbe trovare una certa affinità con vicende nelle quali alieni comunicano con noi usando (anche) il romanzo Hyperion, in cui un gatto randagio può discutere di esistenzialismo, nel quale una tessera della biblioteca può contribuire a salvare il genere umano, e non si perde occasione per citare i Quattro Profeti (Gesù, Buddah, Maometto e H.P. Lovecraft).

Gli interessati sono invitati a dare un’occhiata alla serie (possibilmente in originale sottotitolato, e senza badare al fatto che gli episodi siano fuori sequenza*), o i romanzi, che Little, Brown traduce in inglese con una frequenza leggermente maggiore di quanto non faccia la peraltro eccellente Jpop/BD.

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* Quella della sequenzialità dello scorrere del tempo, dopotutto, è probabilmente una qualità imposta dall’osservatore (noi), e la realtà è molto più complicata.
Ecco – questa è una serie di romanzi, mirati ad un pubblico di adolescenti ma godibilissimi anche dagli adulti, nella quale si sostiene, pagina dopo pagina, che la realtà è molto più complicata.
E che per questo è fonte di infinite meraviglie.

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