Fabio Centamore – Luna Park

Fin dove arrivano i poteri della mente e dell’autosuggestione? Esiste un confine fra realtà e creazione della nostra fantasia? E se la realtà stessa si trovasse oltre ogni immaginazione? Di più… cosa si nasconde fra le pieghe della banale quotidianità? I nostri stessi sensi forse non sono in grado di percepire ogni grado dell’universo. Forse perfino le risposte che potremmo trovare, o anche solo supporre, sono troppo inquietanti per essere indagate. Ma possono essere lette con piacere in questa piccola raccolta di racconti, dove l’umanità è colta nelle ansie, piccole o grandi, nelle paure e perfino in alcuni incubi individuali. Dalla collezione di questi poveri individui, alcuni disturbati, altri in sorprendente equilibrio mentale, emerge una specie di universo cangiante e malamente inquadrabile dai cardini della sola ragione. Emerge una sorta di bailamme di visioni, sogni, scoperte o banali incubi. Mi è piaciuto chiamarlo “Luna Park”.

Recensione.

Dodici racconti brevi, tutti giocati sul filo dell’incertezza e di una “terra di nessuno” ai limiti di quello che conosciamo (o che pensiamo di conoscere) – questo il senso della proposta di Fabio Centamore, un autore indipendente che sta pian piano facendosi conoscere dagli appassionati di narrativa di genere e che dopo la buona  prova offerta con il suo romanzo “L’origine” ci mostra un lato più giocoso delle sue capacità letterarie.

I temi sono per la maggior parte topos conosciuti tra chi apprezza i racconti brevi o brevissimi, con rimandi che vanno da “Ai confini della realtà” (per il racconto Quindici), a personaggi borderline (Pazienza pazienzina), ghost story declinate in salsa siciliana (Il conte zio buonanima), al rapporto tra scrittore e personaggi (Fortezza mentale), alla tecnologia maligna (Permaloso), alla commedia degli equivoci (Persecutio Temporum), alla classica monster story (Da dentro e  In archivio), alla malattia mentale (Sulla punta delle dita), a un flash a proposito delle navi generazionali (A letto!), ai paradossi spazio-temporali (Senza fondo), per finire con un poliziesco dal taglio decisamente inconsueto (Goblin).

In due storie (Il conte zio buonanima e Persecutio Temporum) fa capolino l’uso di un dialetto siciliano “adattato”, sulla falsariga di quanto fatto da Andrea Camilleri. Ennesima riprova di come si possano adattare gli idiomi del nostro paese anche a contesti narrativi non tradizionali, un elemento da tener presente se si vuole sviluppare un approccio italiano al fantastico. Su tutti i racconti il più efficace è Senza fondo, una storia che fa riferimento ad elementi della Golden Age della SF e che avrebbe meritato un contesto più ampio.

Fabio F. Centamore (1968), nato a Lentini, Sicilia orientale (SR). Acquista e matura un profondo interesse per il mondo dei fumetti e della narrativa fantastica, oltre che per la Science Fiction, durante il periodo degli studi universitari a Pisa. Seguendo questo nuovo, potente, interesse, collabora con lo staff editoriale della fanzine Fumettando dal 1996 al 1997. Dal 1994 al 1996, inoltre, partecipa a diversi premi letterari nel campo della Science Fiction (Premio Urania 1994 e 1995, Premio Courmaieur 1994,1995,1996). Nel 2009 pubblica “Alle Sett’Albe”, la sua prima antologia di racconti. Del 2010 è “L’Origine”, il primo romanzo, fra 2011 e 2012 alcuni suoi racconti appaiono nelle antologie “Riso Nero” e “I Sentimenti del Cuore”. “Luna Park”, ultima fatica letteraria, è invece una raccolta di racconti fra il surreale e l’inconsueto (definiti “di umanità varia”), pubblicata su amazon in formato ebook nel 2013.

Nota: avevamo parlato dell’uscita del romanzo di Centamore (L’Origine) in questo articolo.

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