Mechte navstrechu (film)

Torniamo a parlare della cinematografia dell’Est europeo con il nostro esperto Luigi Castellitto, noto come Occhio sulle espressioni, che ci presenta un film russo del 1963.

Мечте навстречу (Mechte navstrechu)
A Dream Come True
1963
Unione Sovietica
Regia: Mikhail Karzhukov, Otar Koberidze
Soggetto: A. Berdnik, Ivan Bondin
Sceneggiatura: Mikhail Karzhukov, Otar Koberidze
L’Unione Sovietica conta soltanto un manciata di pellicole sci-fi discretamente conosciute, nonostante la produzione non sia stata parca, nemmeno di lavori per la televisione, serie comprese. In questo gruppetto svettano i punti fermi di Tarkovsky, ma non sono da sottovalutare alcune perline di valore, quale il già recensito Quell’ultimo giorno – Lettere di un uomo morto e questo A Dream Come True, opera per palati fini, ma che trasuda “fantascientismo” da ogni poro.

Gli habitué delle pellicole di oltre cortina riconosceranno i cliché della violenza quasi nulla, la mancanza di forti ostilità e attività soverchianti fra eventuali entità del cosmo, anzi, al posto d’esse v’è la continua ricerca di un’unità interplanetaria, con lo studio di ogni infinitesimale dettaglio ed evento utile alla scoperta dell’esistenza e al rapporto con altre popolazioni oltre a quella terrestre, ed è proprio quello che succede qui: contatti, partenze spaziali per fare chiarezza, imprevisti. Condimento anch’esso usuale in quei Paesi, vedi science fiction della Cecoslovacchia o della RDT, è l’attenzione estrema sui tratteggi dei personaggi, tant’è che il film, come i suoi simili, si trasforma quasi in uno psico-dramma.

Ma dov’è che l’appassionato alla ricerca di pane per i suoi denti troverà maggior gaudio? In fotografia, scenografia e musiche.
L’ambiente è talmente carico da essere quasi sopra le righe, ma per questo bellissimo, sia sulla Terra, dove i seriosi incontri atti a decidere il da farsi in campo scientifico fra gli esponenti dell’umanità avverranno tra retro-avveniristiche strutture e colossali simboli del progresso, quali enormi statue, emulazioni del gigantismo totalitario, sia nei particolari luoghi alieni, peraltro mai banali. Da aggiungere che tutto questo è esaltato dalle stranianti luci multi colore in stile Mario Bava (non fuori luogo alcuni similitudini con Terrore nello spazio), che qualcuno lega indissolubilmente alle produzioni low budget del genere.
Può risultare straniante anche qualche suono, “diverso” per il tema: poetiche ballate (una importante per la trama!), fiere melodie, silenzi meditativi, suoni vintage di sapore analogico e avveniristico. Alle musiche c’è il maestro Eduard Artemev, non a caso scelto anche per Solaris e Stalker.

Distribuito in Germania est come Begegnung im All, in Francia come Au-devant du rêve e conosciuto con altrettanti titoli internazionali: Encounter in Space, The Galaxy Applauds You, Toward Meeting a Dream.
Esiste anche una versione URSS inedita, probabilmente più lunga dei 64 minuti di quella più reperibile, e… curiosità: alcune sequenze, insieme ad altre di Nebo Zovyot, altra gemma, anno 1960, di cui dovremmo discutere, sono state usate per Queen of Blood (1966) di Curtis Harrington, lavoro dell’AIP di Roger Corman.

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