Io, Robot (film)

Locandina

Nel 2004 esce un film liberamente ispirato all’opera di Isaac Asimov, “Io, Robot” diretto dal regista Alex Proyas. È un film che ha punti di contatto con il lavoro dello scrittore, a partire dalle tre leggi della robotica, ma che non è esplicitamente tratto da nessuno dei nove racconti presenti nel libro, anche se alcuni personaggi sono in comune e alcune situazioni ricordano le controparti narrative.

Nel 2035, la U.S. Robotics sta per immettere nel mercato i nuovi robot NS5, con l’obiettivo di mettere un robot in ogni casa e raggiungere la proporzione di un robot ogni cinque umani. Il detective Del Spooner, da sempre diffidente verso i robot, viene chiamato a investigare sul presunto suicidio del dottor Alfred Lanning, ideatore delle tre leggi e progettista dei robot. Da un messaggio olografico lasciatogli dal dottore intuisce che non si tratti di suicidio, ma di omicidio e inizia a sospettare che sia tutto opera di un robot. Aiutato dalla robopsicologa Susan Calvin inizia a indagare per scoprire la verità.

L’impostazione del film prevede una miscela piuttosto riuscita di ironia – immancabile, quando Will Smith compare nel cast – tensione, fantascienza ed effetti speciali. L’ispirazione asimoviana è abbastanza evidente, per quanto il mondo rappresentato nel film non sia esattamente lo stesso descritto nel libro di riferimento. L’indagine, volta a individuare un comportamento limite dei robot nei confronti delle tre leggi, è analoga a quelle contenute nei racconti, per quanto si sviluppi ovviamente con una dinamicità e un ritmo completamente diversi. Del resto, siamo pur sempre in un film di Hollywood. Comunque siamo di fronte a una storia interessante, che si concede anche qualche spunto di riflessione sparso qua e là. Ad esempio, l’eccessiva crescita dalla tecnologia, rappresentata efficacemente da Susan Calvin che non riesce a “interagire” con l’ormai obsoleto impianto stereo di Spooner. Oppure quando, sempre lei, commenta la vecchia moto di Spooner, dicendo che potrebbe esplodere per il solo fatto di essere alimentata a benzina.

I protagonisti

I protagonisti

La Calvin è ovviamente un altro punto di contatto con l’opera dello scrittore, ma è piuttosto diversa – anche esteticamente – dalla sua controparte cartacea. D’altra parte il suo personaggio non ha gran modo di emergere, visto che l’attenzione è sempre focalizzata su Spooner e sul suo modo di fare, piuttosto simile a tanti altri personaggi interpretati dallo stesso attore. Con Will Smith, in questi casi, non si può certo dire che si andrà incontro a qualcosa di diverso.

Dato che il mistero è il filo conduttore di tutta la pellicola, lo sviluppo della trama è sicuramente uno degli aspetti più importanti. In effetti ho trovato interessante il modo con cui gli indizi emergono, portando Spooner ad addentrarsi sempre di più dentro il giallo della morte di Lanning e quello che ciò comporta. Le risposte pre-registrate dell’ologramma, che si manifestano solo alle domande giuste, sono un buon modo per far procedere le indagini e, al contempo, rafforzare il legame tra lo spettatore e Spooner, visto che sia l’uno che l’altro vorrebbero procedere verso la verità, ma si trovano a dover seguire una precisa strada per arrivarci. La frustrazione per la difficoltà di interazione con l’ologramma è dunque condivisa, e questo basta per favorire il coinvolgimento. Senza scendere in spoiler indesiderati, ho anche apprezzato la risoluzione finale, per niente scontata – a mio avviso – e anche piuttosto solida nella sua costruzione, pur rimanendo qualche dubbio di poco conto che si può facilmente risolvere con qualche supposizione da parte dello spettatore.

Gli NS5

Gli NS5

Dal punto di vista tecnico, la regia è adeguata ai fini che si propone un film di questo genere, interessato di più alle dinamiche action-fantascientifiche piuttosto che all’estetica e all’impatto visivo. Per quanto mi riguarda, infatti, non basta abbondare con gli effetti speciali – che in “Io, Robot” sono presenti in modo massiccio – per ottenere un’impatto visivo strabiliante. Gli effetti speciali piacciono e hanno il loro peso, certo, ma secondo me ci dev’essere qualcosa dietro la macchina da presa, per convincere completamente. Da questo punto di vista quel qualcosa è mancato, almeno a me. Inoltre ho notato un eccessivo ricorso ai rallenty, senza alcuna spiegazione razionale nell’ambito della storia, ma usati solo per vezzo estetico. Li ho trovato fastidiosi, oltre che inutili.

In definitiva “Io, Robot” è un film di fantascienza intrigante, divertente e capace di intrattenere per tutto il tempo della sua durata. Magari non è di quelle pellicole che si tendono a ricordare a lunga distanza nei dettagli più piccoli, e potrebbe non interessare chi cerca qualcosa di molto fedele alle storie del libro, ma preso così com’è è un buon prodotto.

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