Douglas Adams – Guida galattica per gli autostoppisti

GUIDA GALATTICA PER GLI AUTOSTOPPISTI – RECENSIONE DI GIANLUCA SANTINI

In origine fu una serie radiofonica. Da questa nacquero i libri, una trilogia in cinque volumi, unica nel suo genere, scritta dall’autore britannico Douglas Adams. Guida galattica per gli autostoppisti, primo libro e capostipite della saga, esce nel 1979.

Arthur Dent, terrestre, si oppone alla demolizione della sua casa, per far passare una nuova tangenziale. Allo stesso tempo i Vogon, alieni burocrati e antipatici, stanno per demolire la Terra, per far passare un’autostrada galattica. Un amico di Arthur, Ford Prefect, si rivela un alieno di Betelgeuse e lo salva da morte certa, chiedendo un passaggio a una nave dei Vogon. Ford è infatti un ricercatore per la famosa Guida galattica per gli autostoppisti, il libro più venduto dell’Universo. Arthur e Ford quindi verranno recuperati dall’astronave Cuore d’Oro, alimentata dalla Propulsione d’Improbabilità Infinita, e guidata da Zaphod Beeblebrox, ex Presidente della Galassia, e Trillian, giovane ragazza terrestre laureata in matematica e astrofisica. Insieme a loro, Marvin, l’androide paranoico. Grazie al nuovo tipo di propulsione della Cuore d’Oro, il gruppo arriva nei pressi del leggendario pianeta di Magrathea…

C’è da dire che di fantascienza di questo tipo se ne vede poca, in giro. Douglas Adams ha costruito un sapiente mix di commedia e fantascienza, premendo con decisione sul pulsante del surrealismo e dell’improbabilità. Uno stile narrativo unico, che alterna scene in cui si muovono i personaggi ad altri brani in cui il narratore ci riferisce curiosità sulla Guida e sulla Galassia. Quest’alternanza è funzionale all’immersione sempre più profonda del lettore nel complicatissimo mondo immaginato dall’autore. E in effetti è proprio un piacere leggere le pagine di questo romanzo, scoprendo man mano alcuni dettagli dell’ambientazione e della trama di base.

Surrealismo e improbabilità che non mancano mai: le situazioni create da Adams sono sempre strabilianti, gettano nuova luce su elementi che a noi paiono normalissimi e giocano senza interruzione con le coincidenze e la causalità. Non mancano poi innumerevoli frecciatine e critiche al nostro modo di vivere, fin dalle prime pagine. Il confronto con l’ambientazione della Galassia immaginata da Adams, permette di vedere con più chiarezza la nostra natura umana. E non pare esserci scampo per nessuno, dato che l’autore ha una parola per tutti, per ridicolizzare e ribaltare argomenti normalmente trattati con serietà e riflessione.

Dei personaggi sicuramente quello che colpisce di più è Marvin, l’androide paranoico. Anche gli altri, tuttavia, sono ben caratterizzati. Anche l’approfondimento delle reazioni di Arthur a ciò che vive nelle prime pagine – demolizione della Terra e scoperta che esiste tutto un Universo complicatissimo abitato da razze aliene – è ben curato. Se la Guida riporta le rassicuranti parole “Non fatevi prendere dal panico“, Arthur si lascia eccome prendere dal panico, come farebbe chiunque di noi, se vivesse quello che vive lui all’inizio del libro. Ovviamente poi si ha il passaggio dalla fase di rifiuto a quella di accettazione, anche perché in un romanzo del genere il centro dell’attenzione non vuole certo essere lo sconvolgimento provato da Arthur, ma la meraviglia nello scoprire tutto il resto.

“Guida galattica per gli autostoppisti” è un romanzo divertente e intelligente. Non forza la risata, non ci si ritrova a piegarsi in due a ogni pagina, ma spesso e volentieri si ha un largo sorriso sulla bocca, mentre si legge. È una lettura piacevole e rilassante, un ottimo libro, che può piacere sia agli appassionati di fantascienza sia a chi non si è mai avvicinato a questo genere letterario.

La versione di Angelo Benuzzi

Eh, no. Qui devo dire la mia, non si può prescindere. Non perchè Adams sia stato un grande autore (e lo era) o perchè sia stato uno dei pochi a saper stravolgere le regole con un sorriso (e lo ha fatto) ma per la gioia, la vera gioia di scrivere che ha saputo comunicare in questo romanzo (e nella serie, certo). Douglas Adams era una persona eclettica, quasi incontenibile nella sua capacità espressiva e totalmente indisciplinato. Questo suo correre in dieci direzioni contemporaneamente, la sua voglia di comunicare al di fuori degli schemi e la costante tentazione di farsi beffe delle gabbie del genere science fiction sono le tre caratteristiche che hanno reso speciale questo romanzo.

Astronavi, alieni, viaggi in luoghi esotici, la Terra in pericolo, una goffissima storia d’amore… tutto è giocato venti metri sopra le righe e si finisce con il rimanere attaccati al libro, pagina dopo pagina, per scoprire cosa altro si possa essere inventato questo inglese pazzoide per stravolgere ancora di più la vicenda. Il tutto avviene comunque rispettando una cosa, una sola: l’onesta nel raccontare una storia. La “Guida” è un romanzo, non un insieme di scherzi e trovate. Ha un plot, una struttura, uno svolgimento. La galassia che ci racconta è un luogo ai confini tra l’improbabile e il maestoso dove davvero un luogo come la Terra può essere definito come “praticamente innocuo”.

Non stupisce certo come libri come questo abbiano generato una fanbase solidissima, eventi virali come il “towel day” (giorno dell’asciugamano) e cosplay grandiosi (ricordo uno Zaphod con seconda testa parlante, uno spettacolo delirante). Se poi si pensa che questo essere giocosi ha saputo oltrepassare le barriere linguistiche, anche al netto delle traduzioni (*), si capisce come Adams sia riuscito veramente a parlare al cuore degli appassionati – caricandoli a forza su un ottovolante che lascia sulle labbra un grande sorriso. Questo fa di un romanzo un grande successo, certo. Sopratutto lo rende caro ai lettori, uno di quei testi che si rileggono sempre volentieri.

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