Diego Banovaz – Addicted to Love

Quarta di copertina.

Il Love, tutto gira attorno al Love. Tutti lo usano, tutti ne sono assuefatti. Il prodotto di punta della New World ha plasmato un mondo di individui dipendenti dalla gioia chimica che ne deriva. Il Sud America è regredito allo stato primitivo, l’Asia soffre un conflitto lungo centinaia di anni mentre in Africa un virus miete milioni di vittime. Internet è scomparso in seguito al Big Black Out, un cataclisma digitale che ha portato la completa sfiducia nell’informatica e un ritorno all’epoca pre digitalizzazione. In questo scenario, William Wood, un giovane neolaureato inizia la propria carriera all’interno della New World. È grazie ad eventi fortuiti e all’aiuto di un ragazzo sud americano usato come cavia, una mercenaria ceca, un prete inglese e il vicino di stanza appassionato della defunta scienza informatica che Will scoprirà la verità sul prodotto che ha rivoluzionato la storia del mondo.

Recensione.

Cosa succederebbe se il mondo cambiasse? Se le architravi dell’economia, della politica, della società venissero sconvolte o sovvertite? È una delle domande cardine di diversi sotto generi della fantascienza, terreno in cui la facoltà di speculare estrapolando una nuova situazione dall’attuale ha fatto la fortuna di molti nomi noti del genere. È anche la chiave di volta di questo romanzo, esordio per Banovaz. In questo caso si tratta di una droga, un prodotto potentissimo chiamato Love.

Va detto subito che il romanzo ha degli importanti punti a suo favore. La struttura della trama funziona bene malgrado alcune incoerenze, il world building è adeguato, gli agganci alla realtà attuale sono funzionali alle vicende raccontate nel testo, il lavoro sui personaggi è interessante. In pratica c’è tutto quello che serve per parlare di un romanzo riuscito, cosa abbastanza difficile per un esordio. Al tempo stesso però sussistono problemi rilevanti, sia nella stesura del testo che nella sua struttura.

Il prodotto editoriale: trattandosi di una autoproduzione si può anche essere tolleranti davanti ad alcuni errori, specialmente in un momento in cui si trovano refusi nei testi degli editori più noti (compresi pilastri come la Adelphi!). In questo caso ci sono diversi problemi; il testo non “respira”, non c’è indentazione dei paragrafi, è da evitare l’uso delle caporali per delimitare i dialoghi e ci sono diversi “orfani” a chiudere dei capitoli. Quanto agli errori di sintassi o di grammatica, siamo oltre la soglia di tolleranza, il che porta al punto successivo.

Avere un editor o no: mettere un prodotto sul mercato richiede un certo livello di lavorazione, in questo caso con l’ausilio fondamentale di qualcuno che si occupi di rivedere da zero il testo e che lo faccia senza troppi complimenti. Spesso la differenza tra un romanzo a malapena sufficiente e un romanzo di medio livello la fa proprio un’azione decisa di editing, cosa che per “Addicted to Love” non è stata intrapresa. Questo romanzo aveva bisogno di essere rivisto sul piano strutturale (i.e. la parte finale andava espansa), sull’uso della lingua e sull’impostazione della scala temporale della trama.

Siamo quindi in presenza di un caso interessante, di un romanzo che assomiglia a un diamante grezzo prima delle fasi di taglio e lucidatura. Il valore c’è tutto, il materiale su cui lavorare anche. Quello che manca è l’esperienza e l’ausilio di qualche persona competente. Ho apprezzato il modo di porsi dell’autore e trovo giusto incoraggiarlo a proseguire su questa strada. Mi spingo al punto di suggerirgli di iniziare un progetto nuovo, portarlo a termine e in seguito riaffrontare di nuovo questo romanzo; sarebbe un peccato lasciarlo a questo stadio di sviluppo.

 

Diego Banovaz (Trieste, 1986), vive e lavora (temporaneamente) a Monaco di Baviera come consulente informatico. Compiuti gli studi tecnici come perito informatico, si è successivamente laureato in Informatica (ciclo breve) e Ingegneria Informatica (laurea specialistica). Oltre alla consulenza, lavora come animatore / guida presso un tour operator di viaggi per giovani e saltuariamente come insegnante per corsi post diploma. Appassionato di musica suona basso e chitarra elettrica. Scrive romanzi dal 2001, anche se negli anni diverse vicissitudini l’hanno portato ad avere lunghi periodi di pausa. E’ attivo nei generi: fantascienza, fantasy, azione.
Attualmente l’unica opera pubblicata è Addicted to Love®, 2013, self publishing.

Abbiamo rivolto alcune domande all’autore, un buon modo per conoscerlo meglio.

IFET – Come si presenterebbe al nostro pubblico in meno di cento parole?

Come presentarsi in cento parole? Dovessi scegliere tre aggettivi per descrivermi direi che sono iperattivo, socievole e giramondo. La mia vita è fatta di progetti di natura varia: possono esser letterari, informatici, musicali o eventi e viaggi… Tendo a tuffarmi in mille esperienze e credo di lasciare sulla carta, ogni volta che scrivo, parte di me. Scrivo dai quindici anni e non credo esista, nella scrittura come nella lettura, un genere al quale sono completamente devoto, mi piace cambiare, sperimentare, cercare sempre qualcosa di nuovo.

IFET – Esiste una ragione particolare per scrivere fantascienza? Se sì, quale?

La ragione esiste e si chiama libertà. Nello scrivere fantascienza si può lasciare la propria fantasia correre a briglia sciolta raggiungendo universi e mondi che ancora non sono stati esplorati. Lo scrittore non è soggetto a vincoli che imprigionino la propria creatività, può plasmare il proprio racconto esattamente come lo desidera.

IFET –  Ha degli autori/ autrici di riferimento? Se sì, quali?

Di autori e autrici che mi hanno colpito ed entusiasmato nel corso degli anni credo di averne incontrati a decine. Se devo pensare al Riferimento (con la R maiuscola) mi sento di indicare Frank Herbert. Ricordo ancora la prima volta che ho letto il suo Dune: avevo sedici anni e non avevo mai letto niente che raggiungesse un tale livello di profondità. Ero abbagliato dalla capacità di entrare nella mente dei personaggi, dalla perfezione del mondo che aveva creato, dai quei piccoli dettagli ed idee che poi ho ritrovato, usati come spunto, in decine di altri romanzi fantascientifici e non.

IFET –  Ha intrapreso la strada dell’autoproduzione, può raccontarci qualcosa della sua esperienza?

Assolutamente si! Come prima cosa, lo ammetto: ho provato anch’io a farmi produrre dalle big. Ho inviato copie del mio romanzo a diverse case editrici, senza ricevere risposte. Ho deciso così, consigliato dagli amici che avevano letto il libro, di intraprendere la strada del self-publishing. Per prima cosa mi son messo a correggere e ricorregere il romanzo cercando di sentire come rimbalzavano in testa le frasi, cercando di riuscire nell’intento di trasmettere quanto avevo dentro. A questo punto mi son domandato: perchè qualcuno dovrebbe comperare il mio libro e non un altro? Cosa vede il lettore in prima battuta? E così mi son deciso a contattare Roberto Oleotto per la realizzazione della copertina. Devo dire che è stato veramente in gamba ed è riuscito, a mio avviso, ad intrappolare l’atmosfera del libro stesso in una sola, singola, immagine.
A questo punto mi sono lanciato, ho comperato un pacchetto da 10 ISBN ed ho iniziato a pubblicare su tutti i portali che me lo consentivano: Amazon, Kobo, Google Play, Narcissus.me.
E ora la parte veramente difficile: il marketing. Ho creato la pagina Facebook per il libro, quella su GoodReads, ho promosso una campagna pubblicitaria Facebook da qualche centinaia di euro con un target ben specifico di utenti. Fatto ciò ho sviluppato una APP Windows 8 che permette agli utenti di leggere gratuitamente Addicted to Love®.
Ad oggi sto valutando due opzioni per promuoverne la diffusione: assumere un doppiatore per creare l’Audiobook o un traduttore per invadere il mercato inglese.

IFET – Se dovesse consigliare a qualcuno un libro da leggere, quale indicherebbe e perchè?

Indicherei sicuramente Dune di Frank Herbert. E’ un libro che, secondo me, è il miglior ingresso nel mondo della fantascienza. Herbert è riuscito a creare una storia, un mondo e dei personaggi davvero senza tempo.

IFET – Dopo questo romanzo ha altri lavori in cantiere? Nel caso, può anticiparci qualcosa?

Prima, dopo, durante… L’idea di Addicted to Love® è arrivata nel bel mezzo della stesura di un altro libro ed era troppo assillante per attendere. Attualmente ho completato la prima stesura di una trilogia bella corposa sulla quale lavoro da anni. Si parla di un’opera fantasy da quasi milleduecento cartelle letterarie che non vedo l’ora di pubblicare. Oltre a questo c’è un’altra opera in fase di stesura che definirei post-apocalittica e un file Word con dettagliate decine di altre idee da sviluppare in futuro.

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