The One (film)

Ci sono alcune tematiche che, qualunque sia la salsa in cui vengono proposte, si rivelano intriganti e interessanti. Con “The One“, film del 2001, il regista e sceneggiatore James Wong va a toccare proprio uno di questi aspetti.

L’universo non è unico: esistono tanti universi paralleli che vanno a formare il multiverso. I viaggi tra gli universi sono regolarizzati e limitati, gestiti da un corpo di polizia speciale. Gli agenti Harry Roedecker e Evan Funsch fanno parte della polizia del multiverso e stanno dando la caccia al pluri-omicida Gabriel Yulaw. Yulaw ha viaggiato nei vari universi per uccidere le sue altre copie, in modo da incanalare dentro di sé la loro energia e diventare sempre più forte e veloce. Il suo obiettivo è diventare l’unico rappresentante di sé stesso nel multiverso e per farlo deve uccidere una sola persona, il poliziotto di Los Angeles Gabe Law. I due rappresentati dell’autorità del multiverso e lo stesso Law cercheranno di contrastarlo.

La tematica è, ovviamente, quella dei mondi paralleli. Non so voi, ma è uno spunto narrativo che a me interessa sempre, credo possieda un potenziale che attrae comunque lo spettatore – o il lettore in caso di libri. James Wong costruisce una pellicola in cui la presenza degli universi paralleli è la base per una trama prevalentemente action. L’idea di uccidere i propri sé stessi è interessante e, per quanto venga chiarita fin dall’inizio, non vengono subito descritti gli effetti di questo evento. In questo modo tutta la prima sequenza mostra eventi incredibili, che solo successivamente trovano una loro logica. Il fatto di poter assorbire l’energia della propria copia uccisa porta la storia verso i binari classici dell’azione e del combattimento: la ricerca di un potere sempre maggiore, per ergersi come una divinità su tutti gli altri. Non è un caso se l’azione presente nella pellicola è rappresentata soprattutto da combattimenti e arti marziali. Yulaw è la rappresentazione del superamento dei propri limiti fisici, lo squilibrio rispetto a una situazione naturale. Viceversa Law, l’ultima copia rimasta, è il simbolo della legalità, e non solo perché è un poliziotto, ma soprattutto per come si pone nei confronti della vita, sua e degli altri. La contrapposizione tra i due oltre che fisica è anche psicologica. Jet Li riesce a interpretare al meglio le due anime differenti, facendoci subito capire con chi abbiamo a che fare.

Per fortuna infatti la sceneggiatura non scivola nel territorio degli equivoci, salvo rari casi limitati nel tempo. Sarebbe stato incoerente e stonato il ricorrere sistematico allo scambio di persona tra Yulaw e Law nell’ultimo universo in cui è ambientata la storia. Piuttosto che sulle somiglianze tra i due, James Wong vuole giocare sulle loro differenze, e questo è sicuramente un aspetto favorevole: complicare eccessivamente la trama avrebbe comportato una pesantezza ulteriore e avrebbe aumentato il rischio di scadere nella banalità.

Invece “The One” si assesta nei semplici – e onestissimi – binari del puro intrattenimento d’azione e d’avventura. Combattimenti, inseguimenti e sparatorie: questo è quello che si trova guardando la pellicola. Il ritmo è alto e non ci sono mai momenti morti. Del resto la storia dura appena un’ora e un quarto, non c’è proprio spazio per nulla di più, ma solo il giusto indispensabile per coinvolgere lo spettatore e fargli passare un po’ di tempo senza pensieri guardando combattimenti sempre più improbabili e coreografici. Da questo punto di vista non è solo Jet Li a essere al centro della scena, come si potrebbe immaginare, ma sono ampiamente apprezzabili anche le prove di Delroy Lindo e Jason Statham, nei panni dei due agenti dell’autorità del multiverso. Anche le scene in cui sono coinvolti loro sono interessanti e mai noiose.

Certo, “The One” non è sicuramente un film destinato a lasciare un segno indelebile nella mente dello spettatore, specie in quella di chi è maggiormente abituato a viaggi tra mondi paralleli o è particolarmente incline alla cinematografia d’azione. Tuttavia si tratta di una pellicola diretta e senza fronzoli, capace di regalare del divertimento del tutto rispettabile. A me personalmente sono piaciute anche le musiche che accompagnano le immagini, soprattutto quelle scelte per i vari scontri tra i personaggi. Il ricordo di ciò che si vede svanirà presto, data la leggerezza della trama e della messa in scena – non tutti i combattimenti sono convincenti dal punto di vista degli effetti speciali – ma per uno spunto del genere non si poteva chiedere di più.

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