Stefano Valente – Il Delegato Poznan è stanco

Stefano Valente

Il Delegato Poznan è stanco

Libro/mania

Copertina a cura di NetPhilo S.r.l.

Quarta di copertina.

Nei territori della vecchia Europa, nell’era successiva al IV Conflitto, il delegato per la Salvaguardia Pubblica Poznan è alla prese con il caso più delicato della sua carriera. Una cellula terroristica ha rapito il giovane amante del Ministro della Propaganda e i vertici del nuovo ordine annaspano nel panico più totale.

Rimettere insieme i pezzi di un mosaico di cui si conosce solo un frammento è un’impresa ardua anche per uno degli investigatori più esperti dell’apparato. Così, mentre Poznan fatica a sciogliere tutti i nodi dell’intricata vicenda, la realtà intorno a lui, lentamente, perde nitidezza. Ombre si addensano sui volti dei più insospettabili esponenti del regime, solo maschere di cui lo stesso Poznan comincia a dubitare.

Chi è la vera vittima in tutto questo caos? Cosa si nasconde dietro al rapimento dell’amante del Ministro? Ma soprattutto, perché è stato scelto proprio lui? Perché proprio Poznan?

Recensione.

Creare una distopia e ambientarvi delle storie non è facile come sembra, anche quando si trae ispirazione dalla Storia. I modelli autoritari del ventesimo secolo si prestano alla reinterpretazione, all’essere in qualche modo adattati alle circostanze di ipotetici futuri, ma nascondono spesso delle vere e proprie trappole per gli scrittori. Il primo rischio è quello di dare troppo spazio all’ambientazione a sfavore dello sviluppo della trama, il secondo quello di schiacciare i propri personaggi sul modello di figure storicamente rilevanti, il terzo è invece quello di limitarsi ad accennare le coordinate del modello – sperando nella fattiva collaborazione del lettore per non farlo sembrare una quinta di cartone. Stefano Valente, l’autore di questo romanzo breve, è riuscito ad evitare tutte le trappole citate per confezionare una storia godibile che riesce a staccarsi dalla schiera infinita di distopie scadenti di questi anni.

Come è facile capire dalla quarta di copertina le coordinate di partenza sono quelle di un modello da socialismo reale, molto vicino come atmosfera a quello dell’URSS degli anni ’70. Il protagonista, il delegato Poznan, viene incaricato di un’indagine delicata che si trasforma ben presto in una sorta di esplorazione dei meandri fisici e simbolici della struttura di potere che lui stesso rappresenta. Tra figure ambigue, scandali a mala pena messi a tacere e ipocrisie di regime Poznan cerca di fare il proprio mestiere e al tempo stesso di mantenere almeno una parvenza di sanità mentale.

I toni usati dall’autore sono un riuscito mix tra il realismo russo del ‘900, le visioni del primo Dick e un pizzico di sarcasmo – vera e propria spezia che fa dimenticare qualche minima incertezza narrativa. A voler ben vedere il vero difetto di questo romanzo è la sua brevità, nel senso che il mondo post “IV conflitto” del delegato è interessante e avrebbe meritato qualche pagina in più per renderlo più vicino ai lettori. Specialmente nell’ultima parte della narrazione ci si accorge di questa necessità. A favore di questo testo il già citato stile di scrittura, un uso ragionato e corretto della lingua italiana e la capacità – non proprio comune – di sapersi muovere tra omaggi ai classici e la voglia di raccontare le proprie storie. L’autore non è un esordiente e l’esperienza maturata in altri lavori si sente sia a livello di costruzione della trama che nella gestione dei personaggi. Va segnalato come in appendice al romanzo ci sia il racconto da cui questa ambientazione ha preso le mosse, un gradito addendum utile per apprezzare il lavoro svolto da Valente per creare questo libro.

 

L’autore.

Stefano Valente (Roma,1963); laureato in Glottologia, giornalista, corrispondente, traduttore, illustratore, sceneggiatore e disegnatore di fumetti. Ha diversi romanzi all’attivo e ha pubblicato narrativa breve e poesia sia in Italia che all’estero.

 

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