Intelligence (serie TV)

Il mondo delle produzioni televisive americane, i serial che trasmettono grandi network come la CBS, ha una sola regola: si produce solo quello che fa ascolti. Ad ogni stagione si fanno partire nuove serie e nuove stagioni di prodotti già collaudati, nell’ambiente c’è un livello di competitività elevatissimo. Tutto questo riduce sia lo spazio per sperimentare nuove idee, che non a caso si affacciano fuori dai network tradizionali, e costringe a programmare in un arco di 13 episodi un’intera storyline – con effetti a volte disastrosi.

“Intelligence” aveva tutto per farcela. Un protagonista molto conosciuto dal pubblico televisivo (Josh Holloway, noto per “Lost”), un discreto cast di supporto (tra cui spicca Marg Helgenberger, nota per CSI), solidi professionisti a dirigere gli episodi e a scrivere le sceneggiature. Sulla carta era tutto a posto. Se poi si vanno ad aggiungere una serie di fattori come l’estrema vicinanza all’attualità, i richiami solidi ai generi action e spy, l’aspetto fantascientifico e il mettere in primo piano un ente tanto nuovo quanto chiacchierato come il U.S. Cyber Command, la conclusione doveva essere scontata. Non è andata così, proviamo a capire come mai.


Prima di tutto l’andazzo dei risultati; il pilot era andato benissimo (più di 16 milioni di spettatori) ma il passaggio dal prime time alla fascia assegnata ha mostrato chiaramente come la serie non fosse riuscita a solleticare a sufficienza gli spettatori. Dati in declino, un massimo di 7.5 milioni e un minimo sotto la soglia psicologica dei cinque milioni. Da qui l’automatismo del network, la cancellazione della seconda stagione.

Ma su cosa si basava questo show?

Il plot di base è legato alle capacità del protagonista, l’ex Delta Force Gabriel Vaughn (Holloway), a cui è stato impiantato un chip che lo mette in grado di connettersi con qualsiasi sistema informatico, dandogli la possibilità di accedere in maniera selettiva e organizzata alle informazioni disponibili e di interagire con i sistemi. Vaughn è un agente operativo con la reputazione di essere sfrontato, impulsivo, fin troppo pronto a mettersi nei guai. Così Lilian Stand (Helgenberger), il direttore del Cyber Command, gli affianca l’agente del Servizio Segreto Riley Neal (Meghan Ory) per proteggere il proprio investimento e mantenerlo nei ranghi. Il duo viene poi schierato in una serie di missioni operative dove si toccano temi come le armi biologiche, esplosivi di nuova generazione, fughe di agenti, ostaggi da salvare in Siria, il traffico di droga tra Messico e USA, nanotecnologie, mutazioni genetiche, omicidi politici, cybercrime e l’immancabile cospirazione all’interno dei servizi americani.  Come si può notare, anche qui saremmo nei canoni. Meccanismo buddy-buddy tra Vaughn e Neal con possibili implicazioni romantiche, il protagonista in stile “maverick”, il mostro-missione della settimana e le già citate radici nell’attualità. Ovviamente ritmo narrativo alto, esplosioni, avversari cattivissimi eccetera.

Peccato che gli elementi della trama non si fermino qui. Vaughn è sposato e sua moglie è una ex agente della CIA (Amelia Hayes, interpretata da Zuleikha Robinson) che è scomparsa mentre tentava di infiltrarsi in una rete di terroristi (siamo quasi alla parodia), del chip super segreto esiste una versione più avanzata che viene rubata e finisce impiantato in un’agente cinese (Mei Chen, interpretata da Faye Kingslee) e chiunque, sottolineo chiunque, dei membri del cast principale ha un minimo di due gravi problemi / sottotrame pronti ad emergere alla minima occasione. C’è di che fare indigestione e sospetto che gran parte del mancato gradimento della serie venga da questo elemento. Infine, mettere una serie nuova in gran parte sulle spalle di Holloway era perlomeno azzardato. D’accordo che l’attore assicurava un buon risultato in termini di gradimento presso il pubblico femminile (fondamentale per avere un successo duraturo come serie) e che il buon Josh non sia proprio l’ultimo arrivato sulla scena ma in termini di capacità espressive non regge il confronto con i rivali delle altre serie, cosa che ha il suo peso in un mercato dove ci sono stelle come Kevin Spacey (in “House of Cards”).

Un ulteriore problema è dato dal meccanismo fondamentale della narrazione, il chip che rende de facto superumano il protagonista. È chiedere molto alla sospensione dell’incredulità che non solo si possa accedere alle informazioni ma che si possa anche manipolarle o influire su dispositivi presenti nell’area, per non parlare anche di quanto detto chip finisca con l’influenzare chi lo porta. Lo spettatore può credere all’intelligenza artificiale (vedi “Person of Interest”), ad agenti incredibilmente efficaci (troppe serie per ricordarle tutte), può gradire intrecci romantici a contorno e una grande varietà di avversari/cattivi ma tutto assieme non funziona.

Fino a maggio si sono rincorse voci di una seconda stagione o di un parziale reboot della serie sotto un altro nome, ipotesi però cancellate dalla decisione del network di interrompere il progetto. Speriamo di poter rivedere a breve attrici di buon livello come la Helgenberger, sempre efficace, e che venga data una seconda possibilità alla Ory, apparsa in crescita durante la stagione.Vedremo questa serie in Italia? Al momento non sono note opzioni di acquisto, occorrerà aspettare il mercato di fine autunno.

Comments are closed.