John Scalzi – L’ultima colonia

Quarta di copertina.

Dopo anni passati a combattere per le Forze di Difesa Coloniale come soldato artificialmente potenziato, John Perry ha infine trovato un’oasi di pace in un universo violento. Un piccolo pianeta periferico dove vive con moglie e figlia servendo l’Unione Coloniale come semplice difensore civico. Un giorno però il passato bussa alla porta della sua fattoria: John e Jane, anche lei ex soldato delle FDC, sono stati scelti per guidare la colonizzazione di un nuovo pianeta in un’operazione che si prospetta da subito di grande importanza strategica per il futuro dell’Unione. I due non ci impiegheranno molto a capire che nulla è come sembra e che la nuova colonia è solo una pedina in un gioco di potere interstellare fra la razza umana e gli alieni, in bilico fra diplomazia e azioni di rappresaglia militare. John Perry dovrà districare una fitta rete di menzogne per salvare se stesso e la gente di cui è responsabile, impedendo che la loro finisca per essere l’ultima colonia del genere umano.

Recensione.

Un universo narrativo deve evolversi per continuare ad attirare nuovi lettori, oltre che a mantenere la platea che ne ha accompagnato il successo. Bisogna avere mano ferma e non aver paura di osare, lezione che John Scalzi ha appreso molto bene in questi anni pieni di successi. Cosa fare dopo due romanzi come “Morire per vivere” e “Le brigate fantasma”, che ci avevano mostrato la difficile lotta della specie umana contro avversari spesso soverchianti? Come fare un passo avanti, rispetto ai conflitti e alle operazioni militari?

Semplice. Si mira più in alto. Si alza lo sguardo verso una dimensione più ampia e si passa a far capire al lettore che la nostra galassia non solo è popolata da moltissime forme di vita intelligenti ma che in quel consesso così particolare non solo non siamo i benvenuti,ma siamo visti da molti come i barbari alle porte. L’elemento era già presente nella serie ma qui prende il volo, ben affiancato da una serie di soluzioni e di idee che virano decisamente verso il mistery una parte della narrazione. Al protagonista, John Perry, tocca non solo esprimere la sua naturale leadership in un contesto del tutto imprevisto, ma è portato a cambiare, a rivedere se stesso e le sue idee. La posta in palio, per Perry e la sua notevole famiglia, non è “solo” una colonia. Le implicazioni di un suo successo o di un suo fallimento hanno ramificazioni spaventose, fino a rendere concreto lo spettro della sparizione della razza umana.

Questo è anche un romanzo politico,un passo in una direzione concettuale differente. Politica umana, non umana, potremmo anche dire transumana dati gli sviluppi per alcuni personaggi. Una serie di elementi, di personaggi, di fili narrativi intessuti nei romanzi precedenti trova una sua collocazione, contribuisce a colorare una trama che riesce a sembrare vicina al nostro presente per le tensioni internazionali (qui ovviamente su scala interplanetaria). Come sempre il punto forte del romanzo sono i personaggi. Primari e comprimari, umani e non, sono destinati ad entrare una pagina alla volta nella memoria del lettore, al punto di domandarsi cosa sarà di loro una volta chiuso il volume.

La riflessione politica afferisce la struttura stessa dell’organizzazione che si è data la razza umana, un sistema fortemente sbilanciato dove gli asset fondamentali, cioè comunicazioni, conoscenza, potere militare vengono mantenuti al di fuori da un controllo democratico, con tutti i pregi (pochi) e i difetti di una scelta del genere. La vera ricchezza della nostra specie, quel serbatoio enorme di risorse che è la Terra, è stata emarginata nei primi romanzi – vuoi per proteggerla, vuoi per sottrarla allo shock culturale – ma rimane un elemento di disequilibrio che grava anche nei rapporti con le altre specie. Di questo romanzo si possono dire molte cose ma le parti da tenere presente si riferiscono molto alla gestione del potere, sia diretto che indiretto.

Non vogliamo fare spoiler di sorta ma un’osservazione va fatta. Partire da un ambito ristretto, la colonia del titolo, per espandere la vicenda su ampia scala non è certamente una novità (vedi per esempio Star Wars) ma Scalzi riesce a farlo sembrare qualcosa di nuovo anche ai lettori più smaliziati ed è un punto dirimente se si vuole capire quanto sia diventato bravo questo scrittore californiano.

Infine, menzione d’onore per Benedetta Tavani. Tradurre i lavori di Scalzi è solo apparentemente facile, il rischio costante è di perdere quel filo invisibile che il narratore americano sa tessere con i lettori,una forma di coinvolgimento ottenuto per sfumature e una felice scelta di parole. Trasporre qualcosa del genere in un’altra lingua è decisamente impegnativo.

Curiosità: l’inside joke riservato a Charles Stross nel romanzo è qualcosa di meraviglioso. Uno dei più divertenti (e divertiti) che ci sia capitato di leggere.

La serie “Old Man’s War”, iniziata nel 2005 con il romanzo omonimo, è in corso di pubblicazione per i tipi di Gargoyle. Ad oggi risultano disponibili i primi tre volumi della serie, ovvero “Morire per vivere” (Orig. Old Man’s War), “Le brigate fantasma” (Orig. The Ghost Brigades – 2006) e il presente “L’ultima colonia” (Orig. The Last Colony – 2007). Va fatto notare come il primo libro della serie abbia fruttato al suo autore  una nomination all’Hugo, cosa ripetutasi con il terzo libro. Anche il quarto titolo, “Zoe’s Tale” è stato oggetto di una nominaton nel 2009.

Abbiamo recensito in passato “Old Man’s War”, l’articolo lo potete trovare QUI.

 

L’autore.

John Michael Scalzi II (Fairfield – CA, 1969);  è  uno degli autori di punta del mercato americano, con due cicli aperti di narrazioni di ottima fattura. La serie iniziata con “Old Man’s War” ad oggi consta di otto titoli pubblicati, più un nono annunciato che (forse!) potrebbe chiudere questo arco narrativo. L’altro ciclo è più breve, ad oggi due titoli pubblicati e un terzo annunciato, ma pare avere un più ampio respiro – almeno stando a quanto scritto in diverse occasioni dall’autore. Se si vanno ad aggiungere quattro romanzi stand-alone e una buona produzione di racconti, non stupisce che il suo output sia considerato tra i più significativi. Scalzi è anche un giornalista, autore di saggi e un appassionato blogger. Ha vinto il premio Campbell nel 2005 come miglior nuovo scrittore, oltre a un Hugo come best fan writer nel 2008.

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