David Brin – Existence

Disclaimer – farò tutto il possibile, nel testo che segue, per evitare di scivolare in modalità fanboy. Ma sarà maledettamente difficile.

Nel 1990, l’americano David Brin, dava alle stampe il romanzo Earth (Terra, in Italia), un tomo da 600 pagine che sembrava voler preannunciare un rinascimento nella fantascienza americana.
Brin era uno dei rappresentanti di quella generazione di autori che, contemporanei ed anagraficamente coetanei di Gibson e Sterling, non avevano scelto la strada del cyberpunk per esplorare il futuro.
Oltre allo stesso Brin, pensiamo a Kim Stanley Robinson, Gregory Benford, Greg Bear e Vernor Vinge.
Brin aveva rivitalizzato la space opera, con la popolare serie dell’Uplift, ma in Earth affrontava in modo diverso un diverso set di concetti.
Romanzo corale, che per struttura potrebbe ricordare Tutti a Zanzibar del compianto John Brunner, Earth ci mostra da diverse angolazioni ed uan pluralità di punti di vista, un futuro prossimo (il 2038) nel quale una varietà di problemi sembrano mettere in questione la futura sopravvivenza della specie umana sulla Terra.
Particolarmente interessante era poi l’idea di Brin di “giocare con le carte che ci sono state servite” – restando cioè strettamente nell’ambito del possibile, senza invocare scorciatoie o superscienza.
Forse a causa di questa strettissima adesione al reale, il romanzo ha al momento un impressionante record di 15 previsioni azzeccate riguardo al futuro – dallo sviluppo di Internet alla spam, la riduzione della privacy (un tema caro all’autore, che ha anche pubblicato un controverso saggio a riguardo), la realtà aumentata e quant’altro.

OK – primo momento da fanboy.
È nota e documentata la mia ammirazione per David Brin.
Earth è molto molto in alto nella mia lista dei preferiti.
Earth è un libro importante, ed un libro da leggere, immancabile sullo scaffale degli appassionati.
Credo di averne regalate una dozzina di copie nel corso di questi ventidue anni – ormai se ne trovo una copia su una bancarella, la compro e cerco qualcuno a cui regalarla.
E sì, se proprio volete saperlo – mi son beccato un sacco di occhiate strane, nel corso degli anni.

Ora, a ventidue anni di distanza, David Brin torna alla struttura ed all’impostazione generale di Earth con un nuovo romanzo, Existence, uscito negli USA ed in Gran Bretagna in questi giorni.
Con le sue 550 pagine e la copertina tridimensionale nell’edizione britannica della Orbit Books, il volume è stato certamente per molti il più anticipato nuovo titolo dell’anno (pure un anno che ha parecchie novità polpose in catalogo).
Existence non è un sequel di Earth, e riesce anche ad essere qualcosa di più e di meglio di un ipotetico “Earth 2.0″.
In un futuro prossimo (gli anni ’50 del 21° secolo), la Terra è un posto con un sacco di problemi e un sacco di tendenze centrifughe.
Una serie di disastri – dall’inondazione delle coste per il riscaldamento globale all’ascesa di una elite plutocratica e rapace – ha indotto tutta una serie di cambiamenti sociali e politici.
Ma l’accidentale ritrovamento in orbita di un artefatto alieno, innesca una nuova serie di intrighi.
In gioco, non è solo la sopravvivenza della civiltà umana sulla Terra, ma il futuro della nostra specie nel cosmo.

La scrittura di Brin è piana e leggibilissima.
Il taglio è come sempre positivista e propositivo.
L’universo dell’autore è un universo nel quale i problemi si affrontano e si risolvono – o per lo meno ci si prova, per tutto ciò che si può.
Centrale nella narrativa è il Paradosso di Fermi (se l’universo è pieno di vita, dove sono tutti?) , ma da questo nucleo si diramano vaste e complesse implicazioni.

Ancora una volta, non è possibile isolare nel romanzo di Brin un singolo “eroe” che possa fornire un punto di vista privilegiato – un fatto questo che forse causerà una certa freddezza da parte del pubblico (era già capitato, nel nostro paese, proprio con Terra).
Ma la semplice concentrazione di idee, intuizioni e spunti in queste pagine è a tal punto stimolante che è molto difficile, una volta iniziata la lettura, lasciare il libro.

Secondo momento da fanboy.
L’arrivo di questo libro sulla porta di casa, grazie all’amabile corriere UPS, ha completamente stravolto la mia settimana lavorativa.
Ma che diamine… ci sono cose che hanno la priorità.

E ancora una volta, questa è fantascienza hard che più hard non si può – le carte servite sono sempre quelle, e David Brin ci dimostra che ci si può giocare con estrema abilità.

Ciò che rimane sorprendente – beh, a meno che non siate fan – è quanto il testo rimanga divertente, per tutta la sua densità concettuale.
L’intrattenimento è assicurato, i personaggi sono interessanti e destano le nostre simpatie (o antipatie), siamo curiosi di sapere cosa sarà di loro.
E non mancano gli in-jokes – da svariati riferimenti alle altre Killer Bs della fantascienza (Bear e Benford), ad una straordinaria mossa di kung-fu intellettuale che riesce a cortocircuitare tutte le recenti baggianate di George Lucas con una sola citazione di Mel Brooks.
E al contempo, possiamo godere di un incredibile condensato di idee, speculazioni, ipotesi.

Ennesima dimostrazione del fatto che la fantascienza è viva e combatte con noi, Existence è una lettura consigliatissima.
Ci auguriamo di vederlo tradotto al più presto, senza tagli strutturali o altre sciocchezze.
E se leggete in inglese, date un’occhiata ad Amazon, e procuratevene una copia in originale.
Vale ogni centesimo, ed ogni ora spesa ad aspettarlo (magari rileggendo Terra per ingannare il tempo).

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