Leggere la Fantacollana – Ali della Notte

Il terzo volume della Fantacollana Nord è Ali della Notte, di Robert Silverberg.
La copertina di Karel Thole è meravigliosa, e la quarta di copertina è ingannevole – ci dice che il romanzo ha vinto il premio Hugo nel 1969 – ma in realtà solo il primo terzo del romanzo è stato premiato, ed il volume che stringiamo fra le mani è in realtà un fix-up, la fusione di tre storie – con lievi modifiche rispetto alle edizioni originali – a formare un’unica narativa lunga.

La presenza di un Hugo nel pedigree del romanzo dovrebbe tuttavia insospettirci – e di fatto, con Ali della Notte (Nightwings, 1968-1969), la Fantacollana fa saltare ogni previsione, e pubblica un romanzo di fantascienza.
Proprio di fantascienza.

Siamo in un remoto futuro – la Terza Era della Terra – ed una umanità malandate e retrograda lotta contro l’estinzione su un pianeta medievalizzato e suddiviso in caste e corporazioni.
La tecnologia avanzata è incompresa ed ammantata di superstizione.
Le funzioni sociali di molti gruppi e organizzazioni sono stati travisati e diluiti dal tempo.
Esistono nuove specie – a cominciare dai volatori, umani dotati di ali di fata, ma si tratta di prodotti di una antica ingegneria genetica.
Esiste una minaccia di invasione aliena – ed un gruppo, le Vedette, dedicato proprio a scrutare il cielo in attesa dell’invasione, ed a sondare lo spazio con strumenti ormai difficili da comprendere.
E ci sono le antiche, grandi città – Roum, la città sacra, e poi Jorslem, Periss…

Il romanzo segue le peregrinazioni di tre personaggi – Tomis la Vedetta, la donna alata Avluela e Gormon il changeling (che sarebbe come dire “senza casta”).
Tomis deve affrontare la propria perdita di fede, ed il tentativo di integrarsi in una nuova corporazione. I suoi compagni devono venire a patti con le rispettive posizioni nella società imbarbarita.

Silverberg al tempo di Nightwings

Robert Silverberg – un autore con una lunghissima militanza nel genere – utilizza qui delle idee prese di peso da Jack Vance (Dying Earth) e da C.A. Smith (Zothique, del quale riparleremo presto) per scrivere quello che è un classico racconto di una terra morente, a galla sui mari incerti di un passato profondo nel quale sono accadute un sacco di cose (a cominciare dal contatto con gli alieni, all’inabissamento del continente americano per un errore di calcolo).
Silverberg è chiaramente più interessato a dipingere un affresco di un futuro lontano e decadente – e a suggerirci sprazzi della sua storia passata -. che non a mostrarci i prodigi della superscienza o narrarci di colossali battaglie stellari, e questo lo allontana dai cliché più popolari presso un certo pubblico.
Ragion per cui (presumo io), Nightwings diventa un fantasy in contumacia.

La qualità letteraria di Ali della Notte è indiscutibile, ed ancora una volta ci troviamo ad avere fra le mani un romanzo sospeso fra i due generi – troppo “soft” per essere schedato a cuor leggero come fantascienza, ma non abbastanza sovrannaturale da garantirsi l’etichetta di fantasy.
È forse il linguaggio, il ritmo della narrazione, l’elemento più fortemente fantasy dell’intero volume.
Una strana bestia, quindi, Ali della Notte – ma non troppo diversa dall’immaginario post-apocalittico de I Gioielli di Aptor, o dal fantasy revisionista de L’Anello del Tritone (secondo volume della Fantacollana)
Sarà, questa commistione di generi, questa difficoltà a definire esattamente un set di parametri di giudizio, qualcosa che incontreremo frequentemente, in questo primo anno di letture della Fantacollana e, sporadicamente, anche dopo.
Continuano a latitare draghi, stregoni, elfi, Oscuri Signori.
Ma una tendenza si delinea con una certa precisione.

Ben scritto ed eccellentemente tradotto, Ali della Notte di Silverberg è a detta di alcuni il lavoro migliore di questo autore.

Sciocco dettaglio autobiografico – non ne ho.
Ho letto questo romanzo nell’edizione Fantacollana, e mi è piaciuto.
Si tratta di uno degli unici due romanzi che io abbia veramente apprezzato di Robert Silverberg (parleremo anche dell’altro) ed ammetto una certa antipatia nei confronti dell’autore, che scrive benissimo storie che di solito mi lasciano abbastanza insoddisfatto.
Non è l’unico, naturalmente, e questa è comunque solo un’opinione personale.

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