Douglas Adams – Praticamente innocuo

PRATICAMENTE INNOCUO – RECENSIONE DI GIANLUCA SANTINI

Passano ben otto anni, dopo l’uscita di “Addio, e grazie per tutto il pesce” prima che si torni a parlare di Guida galattica per gli autostoppisti. Nel 1992 Douglas Adams pubblica il quinto e ultimo volume della serie, Praticamente innocuo, chiudendo così un cerchio narrativo iniziato dodici anni prima. E, bisogna dirlo, lo chiude proprio in bellezza.

In un universo parallelo, Tricia McMillan non è riuscita a seguire Zaphod Beeblebrox nello spazio, ha lasciato il suo lavoro di astronoma e, diciassette anni dopo l’incontro con l’alieno a due teste, è una giornalista di successo. La sua vita viene nuovamente sconvolta quando gli alieni della razza Grebulon atterrano nel suo giardino, per chiederle aiuto. Non hanno memoria di chi sono e qual è la loro missione, ma hanno monitorato la Terra e si sono appassionati di astrologia, per cui Tricia dovrà ricalcolare lo schema degli oroscopi includendo il pianeta in cui loro si sono insediati, Rupert, decimo pianeta del sistema solare. Nel frattempo, nell’universo in cui la Terra è stata demolita dai Vogon, Arthur Dent si è sistemato nel tranquillo pianeta di Lamuella, dopo fa il paninaio con grande soddisfazione. Trillian va a trovarlo e scarica a lui la responsabilità di accudire Casualità, la figlia nata da lei dopo aver preso il DNA di Arthur dalla banca galattica. Ford Prefect scopre che la Guida è stata rimpiazzata da una nuova versione multi-dimensionale, potenzialmente pericolosa e decide di intervenire per rimediare alle possibili conseguenze.

Arriviamo alla fine di una delle saghe fantascientifiche più di successo, ed è un finale col botto. Lo scivolone narrativo di “Addio, e grazie per tutto il pesce” è passato, “Praticamente innocuo”, per quanto mi riguarda, è in puro stile Guida galattica ed è molto efficace, tanto che lo reputo il secondo miglior libro della saga, dopo lo stesso “Guida galattica per gli autostoppisti”. Quello che rende estremamente divertente la lettura di questo romanzo è il ritorno alle follie e ai paradossi delle situazioni e delle locazioni, ai dialoghi coinvolgenti e ben scritti, in cui i personaggi emergono in tutta la loro straordinaria personalità. Il surreale, quindi, è di nuovo di casa. Da questo punto di vista il dialogo tra Arthur e Ford, sul pianeta Lamuella, è veramente incredibile, un brano in cui Adams, dopo ben cinque libri, riesce ancora a farci ridere e sorridere di fronte ai modi di fare diametralmente opposti dei due personaggi.

Praticamente innocuo

Praticamente innocuo

La storia, poi, è interessante e ben  strutturata. Seppur meno immediata di quella de “La vita, l’Universo e tutto quanto”, la trama del quinto romanzo è avvincente e presenta un intreccio degno di tale nome. Come se non bastasse una situazione di partenza in cui i tre personaggi sono separati nello spazio – Ford nel pianeta sede della Guida galattica, Arthur su Lamuella, Trillian in giro per lo spazio e per il tempo per fare la cronista intergalattica – Adams complica ulteriormente la vicenda inserendo universi paralleli. Così seguiamo anche le vicende di Tricia, che non è potuta diventare Trillian, non avendo seguito Zaphod Beeblebrox nelle sue avventure nello spazio. Dunque abbiamo tre filoni narrativi principali: quello di Tricia, quello di Arthur e quello di Ford. Apparentemente slegati fra loro, in realtà convergeranno in un unico filone, con dei risvolti narrativi legati alla Guida galattica stessa, “personaggio” sempre presente nei romanzi della serie, ma qui si fa sentire in maniera particolare. Il finale, che ricollega anche un aspetto lasciato indietro fin dai tempi del terzo libro, è, secondo me, azzeccatissimo. Non si poteva chiudere meglio di così, credo.

I personaggi, anche se ormai abbiamo imparato a conoscerli nei libri precedenti, continuano a evolvere, la loro psicologia cambia, matura. Dopo quattro romanzi, sono ancora in evoluzione. Questo elemento favorisce il coinvolgimento: il lettore è in una situazione di continua sorpresa, perché i personaggi di cui segue le vicende non sono statici – non lo sono mai stati – proprio come sono le persone vere. Il grado di realismo nei loro pensieri e nelle loro battute è alto, soprattutto per quanto riguarda Arthur Dent. Un realismo filtrato dal surreale, ovviamente, dato che le situazioni in cui si trovano sono al limite – e a volte anche un po’ oltre – dell’impossibile. Non mancano poi, per impreziosire ancora di più il testo, camei di personalità famose, come il re.

Per quanto mi riguarda, se il primo libro è comunque quello meglio riuscito della saga, “Praticamente innocuo”, che chiude la serie, lo segue da vicino.

Earth: Mostly Harmless

Earth: Mostly Harmless

 

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